
di M. Mokri,
traduzione di Eugenio Tabano.
Ester edizioni, novembre 2024, 231 pp.
La luce ha da sempre svolto un ruolo fondamentale nella tradizione iranica;
un simbolismo ricco e molteplice tramandato nei secoli. Nell'Iran antico,
la religiosità zoroastriana riteneva la luce un elemento divino, associandola
ad Ahura Mazda, il dio supremo della saggezza. Il fuoco, manifestazione
tangibile dello splendore, era venerato come simbolo di purezza e illuminazione spirituale.
I templi zoroastriani custodivano una fiamma perenne, simbolo della presenza divina e della costante
lotta contro le tenebre dell'Avversario. Con l'avvento dell'Islam, nell'Iran del VII secolo
la centralità della luce non s'è dissolta, anzi ha trovato nuova linfa vitale in una religione
che la colloca al centro della sua stessa cosmologia. Allah, il Dio unico dell'Islam,
è spesso descritto come "Luce dei cieli e della terra" e la sua rivelazione al
profeta Muhammad è paragonata ad un'alba luminosa che dissipa le tenebre dell'ignoranza.
La luce diventa quindi metafora della conoscenza divina, della guida e della salvezza.
Il libro di M. Mokri intende quindi esplorare tali dimensioni simboliche nel quadro
di una più ampia e approfondita conoscenza della cultura iranica antica e moderna.
Mohammad Mokri (1921-2007), studioso iraniano di origine curda, ha lasciato
una mole ingente di lavori scientifici su temi etno-linguistici, religiosi
e spirituali accompagnati da una vita che lo ha visto essere in primo piano nella
storia politica del suo Paese. Fu consulente del primo ministro iraniano Mossadeq
sino al colpo di stato del 1953, dopo il quale si trasferì in Francia dove risiedette
fino al 1 febbraio 1979 quando, assieme all'Ayatollah Khomeyni ritornò in Iran.
Nel suo paese, godendo della fiducia del Grande Ayatollah, fu prima ambasciatore della
Repubblica Islamica dell'Iran in Unione Sovietica e Mongolia, e successivamente
fu consigliere internazionale presso il Ministero del petrolio (fino al 1987).
Tornò in Francia a 68 anni nel 1989 in concomitanza con la morte dell'Imam Khomeyni.
Da quel momento si occupò solo di ricerca scientifica insegnando all'Università di Parigi.
Morì a 86 anni il 12 luglio 2007 nella sua casa di Evry.
Il simbolo rappresenta quattro volte il Nome 'Alì.