Tarsis


Considerazioni


Diamo qui una presentazione di un testo di recente pubblicazione, in lingua inglese, che cerca di descrivere le caratteristiche principali di ciò che l'autrice definisce "lo Sciismo italiano". Nel testo è citato anche il Centro Tarsis e le sue peculiarità nel contesto trattato.


Crises and Conversions: The Unlikely Avenues of "Italian Shiism"
di Minoo Mirshahvalad, Palgrave Macmillan (Studies in New Religions and Alternative Spiritualities), 2024, 185 pp.

Il testo apre una finestra sul campo dei convertiti italiani allo Sciismo negli ultimi decenni collegando la concezione politica che li accomuna, gli autori di riferimento dai quali essi hanno attinto alcuni principi essenziali che costituiscono la loro visione del mondo, e ci si riferisce all'ambito degli studiosi tradizionalisti del secolo scorso come René Guénon, fatto conoscere in Italia soprattutto dall'opera di Julius Evola, e l'eredità antico-iranica, messa in luce da Pio Filippani Ronconi, che poi viene raccolta all'interno dell'Islam con delle modalità particolari presenti soprattutto nel deposito di gnosi sciita, sia duodecimana che ismailita, aspetto approfondito nei lavori di Henry Corbin.
La riattualizzazione di tutti questi temi, attivati dalla Rivoluzione Islamica guidata dall'Imam Khomeyni, fu portata all'attenzione dei tradizionalisti italiani che trovarono, ognuno a suo modo, un ponte per collegare la loro propria "rivolta contro il mondo moderno" alla nascente realtà che portò alla fondazione, nel 1979, della Repubblica Islamica dell'Iran.
L'anno precedente, nel gennaio del 1978, in Italia accadeva un fatto cruciale che andava a marcare molto profondamente la percezione politica ed esistenziale di molti appartenenti all'area di estrema destra, ovvero la strage di Acca Larenzia, tre giovani assassinati, due da avversari politici, uno da un "servitore dello Stato". Tale accadimento creò una pesante frattura interiore in molti giovani, in gruppi o in solitari, le cui conseguenze si protrassero, con esiti diversi, negli anni successivi.
Negli ultimi mesi di quello stesso anno l'Imam Khomeyni si trovava in esilio in Francia, a Neauphle Le Chateau. In Iran vi erano manifestazioni di massa contro il regime dello Shah Reza Pahlavi e il sangue versato in quel settembre fu pegno sufficiente al ritorno dell'Imam nel proprio Paese nel febbraio successivo.
In quell'anno v'era un ponte tra l'Italia e l'Iran, in Italia si concludeva un periodo, un altro ricominciava in Iran, accompagnato dalla speranza di tempi migliori, descritta in maniera suggestiva dalla penna di Michel Foucault.
Anche se per molti italiani interessati alla Tradizione spirituale il ponte non fu attraversato subito, il seme gettato in quell'anno dalla storia era caduto nel loro destino e per alcuni di essi, prima o poi, avrebbe portato frutto, per taluni maggiormente sul versante dell'attivismo politico nei confronti dell'Islam, e in particolare di quello sciita informatosi nella Repubblica Islamica dell'Iran, per altri più sull'aspetto spirituale legato alla ricerca d'un Fine dell'esistenza degno d'essere vissuto. La giunzione tra questi due aspetti stava nella Religione, un nuovo passaggio, tutto da acquisire, col quale consuonare e cercare di convivere nel luogo nel quale ci si trovava, l'Italia, nella quale si era nati e cresciuti. Per singoli e gruppi l'elaborazione di questi temi fu simile e diversa a seconda del deposito che ognuno di essi per destino si portava dietro, il suo profondo anelito potendo essere simile ma anche diverso da quello di un altro.
E perciò chi dall'esterno unisce cose e persone magari solo formalmente unite da incontri, date e accadimenti, non sempre coglie nel segno sul loro reale rapporto e collegamento. Ma tant'è, un libro ben documentato, con una ricerca sul campo principalmente storica e sociologica non sempre fa scaturire dall'insieme la verità dei fatti spirituali che hanno animato le conversioni o, meglio, il compimento di un cammino interiore, ma solo una traiettoria verosimile, indicativa ma non risolutiva.
Salman il Persiano e quei rari che ne hanno ripercorso realmente il Sentiero dall'antica eredità iranica all'Amore per la Famiglia del Profeta Muhammad, non sempre forniscono ai curiosi, anche se fratelli di fede, o agli studiosi, le tracce essenziali del proprio Cammino che rimangono nel Segreto dello Spirito, di cui solo Dio possiede la chiave.
Questo per dire che membra sparse riunite in una figura unica difficilmente possono suggerire la vera figura dell'uomo. Cionondimeno ogni tentativo fatto con cura avvicina, apre un passaggio, alla comprensione, in questo caso, di chi siano, di cosa si portino dietro, su quali basi operino e quali siano le speranze di coloro che nel testo vengono definiti "Sciiti italiani", distinti dagli Sciiti per nascita di prima o seconda generazione presenti nel nostro Paese.
E ciò, di certo, non è poco.
Con particolare precisione l'autrice affronta, nella parte centrale del libro, le letture che gli Sciiti italiani danno della loro Religione, che introduce una concezione, magari inavvertita, più di carattere ismailita che duodecimano o almeno dello Sciismo legato al suo sorgere, prima della divisione che si operò dopo la morte del sesto Imam, Jafar al-Sadeq. In ciò l'analisi filosofica non difetta ed è ricca di spunti di riflessione per il lettore.
Quattro realtà sono trattate nel libro che, come centri o associazioni, hanno convogliato la riunione degli Sciiti italiani, aventi sede dagli anni '90 a Napoli, Roma e Trieste, rimanendo ad oggi queste ultime due le località di riferimento, con peculiarità diverse riguardo al profilo pubblico, ma con lo stesso interesse per gli autori della Tradizione e i temi ad essi correlati all'interno dello Sciismo e del rapporto tra Oriente e Occidente, Europa e Asia.
Quello che Minoo Mirshahvalad ha definito "lo Sciismo italiano" risulta comunque una realtà viva e in evoluzione. Se del testo (che l'autrice aveva fatto precedere da "Sciiti in Italia: il cammino dell'Islam minoritario in diaspora", 2020) si fa una lettura attenta, si riescono ad evitare quegli stereotipi legati soprattutto alle questioni di ordine politico che rendono i suoi contenuti facile preda di quegli studiosi che si servono delle loro ricerche per orientare le menti ad una verità prestabilita (da loro e per i loro fini) che mal si adatta alle questioni trattate nel libro. Ed è perciò questo che suggeriamo, a chi vi si accosta, un'attenta lettura, che speriamo quanto prima possa essere fatta anche in italiano.

Trieste, 17 giugno 2024
Eugenio Tabano







17 giugno 2024


Eugenio Tabano nasce a Trieste il 16 ottobre 1956. Si occupa da decenni degli aspetti metafisici e spirituali della Ricerca Tradizionale della Conoscenza di Sé. All’inizio degli anni ‘90 stabilisce a Trieste il Centro Tarsis che orienta a tali temi. Ha pubblicato I Fogli dei Quaranta (Il Murice, Trieste, 2017); Il Sentiero dei Lupi e I Fogli dell’Arca (entrambi editi da Le lettere scarlatte, Trieste, 2019); Il Sigillo del Tempo e Maschera e Volto (Audax editrice, Udine, 2021 e 2022); La Tradizione della Luce. Un documento di gnosi vivente (testo curato) (WriteUp Books, Roma, 2022); L'Eredità dei Magi (Edizioni Ester, Torino, 2023); Orione. A proposito dell'antichità dei Veda (testo curato) (WriteUp Books, Roma, 2023). È anche l’autore degli scritti che sono comparsi sul sito www.tarsis.it dal 2012 ad oggi.


Eugenio Tabano - Centro Tarsis
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Simbolo che rappresenta quattro volte il Nome 'Alì.

Il simbolo rappresenta quattro volte il Nome 'Alì.