Tarsis


Orione

A proposito dell'Antichità dei Veda


di Lok. Bal Gangadhar Tilak,
traduzione e note di Giuseppe Acerbi, a cura di Eugenio Tabano.
WriteUp Books, dicembre 2023, 208 pp.

In copertina

In questo testo del 1893, Lokmanya B. G. Tilak ha tracciato un cammino di comprensione del segreto della costellazione di Orione, che uno sguardo rivolto al cielo, seppur digiuno di qualsiasi nozione astronomica, non può non vedere e riconoscere.

L'intento della sua opera è stato quello di dimostrare l'antichità dei Veda prendendo a supporto alcuni passaggi dei Testi sacri atti a dimostrare che attorno al V millennio a.C., all'equinozio di primavera, col sorgere del Sole, si alzava nitida la Forma celeste di colui che era considerato essere "Il Signore del Tempo": Orione per gli antichi greci, Mrigashiras o Prajapati per gl'indù, Mithra per le genti iraniche che lo conobbero anche come Zurvan.

Questa nuova edizione della traduzione in italiano di Giuseppe Acerbi è curata e attualizzata da Eugenio Tabano.

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Lokmanya Bal Gangadhar Tilak (1856-1920), scrittore hindu, unì l'azione politica contro il dominio coloniale britannico, per la quale fu condannato e incarcerato per molti anni, alla riscoperta e alla messa in luce del retaggio di conoscenza sacra, celeste e sacrificale, dei popoli arii, chiarificandone miti e figure tratte principalmente dai Veda ma anche dall'Avesta e confermate dalle leggende e dai racconti tadizionali dell'Iran, della Grecia e del mondo germanico e nordico, i cui significati esemplari risalgono alla comune origine indoeuropea che il Tilak approfondisce nelle sue due opere principali: Orion, or Researches into the Antiquities of the Vedas (1893) e The Arctic Home in the Vedas (1903).

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Giuseppe ("Pino") Acerbi (1951-2019) è stato un indologo e storico delle religioni italiano. Nei suoi studi ha prediletto un approccio "tradizionale", documentando le reciproche interferenze tra fonti mitologiche del Medio ed Estremo Oriente, tese a rivelare relazioni e analogie con l'epica del Medioevo romanzo. Una dimensione «comparativa» nella quale gli avvicinamenti e i paralleli hanno assunto un significato completamente nuovo. Nella stessa prospettiva sono i suoi studi sulle dottrine dei cicli cosmici nella tradizione induista, messe in relazione con la tradizione esiodea e platonica.

Presentazione

Il testo prezioso che qui presentiamo è un'apertura sufficientemente ampia affinché colui che ricerca il senso delle cose "sull'orizzonte e in se stesso" possa intravvedere l'importanza della Figura celeste di Orione, se pur essa, nel corso del succedersi dei tempi, abbia ricevuto molteplici nomi dei quali comunque "solo uno è inscritto nel Libro del Cielo".

Lokmanya B. G. Tilak ha nel 1893 tracciato un cammino di comprensione al segreto di questa costellazione che un occhio che si levi al cielo, anche a digiuno di qualsiasi nozione astronomica, non può non vedere e riconoscere. L'intento della sua opera era quello di dimostrare l'antichità dei Veda prendendo a supporto alcuni passaggi dei Testi sacri atti a dimostrare che attorno al 4000 a.C., all'equinozio di primavera, col sorgere del sole, si alzava la Forma celeste di colui che è considerato essere "Il Signore del Tempo": Orione per gli Arii greci, Mrigashiras o Prajapati per gli Arii indù, Mithra per gli Arii iranici che lo conobbero anche come Zurvan.
Non ci dilungheremo qui sul testo in sé che, pur essendo datato, non ha perso nulla del suo interesse, e al quale l'autore ha fatto seguire dieci anni dopo "The Arctic Home in the Vedas", perché di esso, avendolo tradotto e curato, ce ne ha parlato Giuseppe Acerbi, scomparso il 6 giugno 2019 dopo una vita dedicata all'approfondimento della concezione Tradizionale del Tempo che ha avuto inizio con la sua tesi di laurea sul Kalachakra ovvero La Ruota cosmica del Tempo e che si può dire abbia trovato compimento con il testo de "Il Re Pescatore e il Pesce d'oro" nel quale, dopo moltissimi anni di ricerche, egli ha ridato forma "leggibile" alla Rivelazione Primordiale, come detto accada in vari modi quando un ciclo o un'età giunge alla sua fine.
Una messe cospicua di articoli e studi ha fatto da ponte tra le sue conoscenze e i lettori che lo seguivano e che hanno potuto apprezzare il valore delle sue ricerche e intuizioni. Con ciò che segue si cercherà di riportare alcuni passaggi dei suoi lavori, utili a orientare chi realmente cerca le tracce dell'Antico Cervo che, posto su nel cielo, attende di essere "catturato" da coloro che sappiano vedere, oltre le apparenze e i molteplici nomi, il suo autentico significato.

Si potrebbe allora dire che tutto inizia con l'ultima decade del segno del Toro che appartiene, secondo la suddivisione degli asterismi lunari, ad Orione (sanscrito Mrigashiras) mentre la mediana è ascrivibile ad Aldebaran (Rohini) e la prima alle Pleiadi (Krittika).
La presenza vernale di Orione, Aldebaran e le Pleiadi nel Rigveda ha chiaramente un significato cosmologico, e non solo astronomico, come intendeva il Tilak. Sta di fatto ad ogni modo che in termini di calendario lunare i periodi astrologici ai quali fanno riferimento gli inni vedici - in relazione all'Anno Sacro e all'inizio effettivo del Kali Yuga (quest'ultimo non contemplato dal Tilak) - sono grosso modo i seguenti:
a) punto vernale in Orione (Mrigashiras): 4744-3748 a.C.
b) p.v. in Aldebaran (Rohini): 3784-2824 a.C.
c) p.v. nelle Pleiadi (Krittika): 2824-1864 a.C.

Si comprenderà dunque l'importanza assunta, nella simbologia tradizionale di ogni tempo e luogo, dalle tre costellazioni citate e soprattutto dalla prima, definita in India non per nulla Kalapurusha cioè "Signore dei Cicli Cosmici". L'asterismo di Mrigashiras è infatti chiamato nell'astrologia popolare indù con l'appellativo di "Essenza del Tempo" sia per la questione delle settemplici congiunzioni planetarie, sia per il fatto di essere stato, un tempo, il primo di tutti i Nakshatra (le mansioni lunari) e di aver avuto connessione con il punto vernale.
Vi sono in ogni caso altre leggende, vicino e medio-orientali, che collegano la medesima costellazione con il motivo del trascorrere delle Ere alle quali presiede ciclicamente. Così Nimrod, il biblico edificatore della "Torre di Babele", è qualificato dal Chronicon Paschale (libro persiano del VII sec. d.C.) come la divinità preposta all'asterismo di Orione che, all'inizio del Kali Yuga, assume in carico l'Axis Mundi (punto vernale), di cui la Torre è simbolo evidente, il tempo in cui gli Arii parlavano "una lingua sola" e adoravano un unico Principio.
Com'è evidente, tra i tanti simboli e racconti che potremmo ricordare, che I Dormienti della Caverna di cui parla il Corano (sura XVIII) altro non sono che le stelle - tre, cinque o sette - della costellazione di Orione con Sirio (il Cane) per quarto, sesto o ottavo. Del resto nella stessa sura si parla di El-Khidr, che insegna ai profeti, e di Dhu-l-Qarnayn (Quello dalle due corna) che altro non sono se non due "forme" dello stesso Soggetto che ricollega l'inizio alla fine dei Tempi portando con sé la Rivelazione primordiale e proteggendola dalle forze distruttrici. Rivelazione "invisibile" a coloro che guardano sugli "orizzonti" senza aver realizzato in se stessi il Sé e aver ricevuto il "mandato" di partecipare alla sua Trasmissione.
La denominazione latina della costellazione di Orione quale Imbrifer od Aquôsus deve peraltro nascondere un rimando al tema cosmologico dei Diluvi. Donde si comprendono benissimo i motivi dell'avvicinamento possibile della figura mitologica omonima da un lato a Saturno (Crono e Kâla), per una relazione palese della medesima sia col Divenire ciclico in generale sia con la settima sfera planetaria, avendo la suddetta costellazione sette stelle, e dall'altro a Fauno (Pan e Mrigashiras) essendo Orione, in quanto "Signore degli animali", il dominatore del primo asterismo dello zodiaco lunare. Quest'ultimo (Caput cervi = Mriga shiras) costituiva, all'inizio del Kali Yuga o dell'"Età del Ferro", l'Agrayana ovvero l'inizio del Sacrificio (Yajna) che altro non è che l'Anno il quale nei Veda è fatto corrispondere a Prajapati che è il Cervo il cui capo verrà infisso dalla Freccia di Rudra (il Cacciatore - Sirio).
Del resto l'asterismo di Orione, qualora sia rapportato dalla gradazione dello zodiaco lunare allo zodiaco solare equivale agli ultimi gradi del Toro e ai primi dei Gemelli. Ciò spiega le consuete associazioni indoeuropee tra le raffigurazioni dei Gemelli mitologici (dei quali uno, al modo di Krishna, ha solitamente una funzione di tipo sacerdotale e pastorale, contrapposta alla funzione guerriera e agraria o talvolta venatoria dell'altro), del Cervo e della Cerva (Orione, Aldebaran) o del Toro e della Vacca (Taurus, Aldebaran).
A tali asterismi fa seguito nella volta celeste il Cane (Sirio) che talora compare in forma duplice (Canis Major o Canis Minor) od antropomorficamente quale Cacciatore o ancora in veste di Lupo o di Lince (cfr. con la Tigre dell'Asia orientale o il Coyote amerindo) a svolgere una funzione demiurgica creativa o distruttiva, invero "trasformativa", che sia.
In tale porzione di cielo si staglia la Cintura di Orione che è l'elemento fondamentale della creazione e che le dà le "misure". Le "Tre stelle" (scr. Tri-stri) sono fatte corrispondere a Tistrya dal Tilak il quale considera quest'ultima non indicare Sirio, se non in modo del tutto generale, ma appunto la Cintura di Orione ovvero di Prajapati e riconosce che il sacro Cordone indossato dai Parsi e dai Brahmani altro non è che una sua rappresentazione simbolica.
Ecco allora che la Tradizione Primordiale celeste e sacra, e il concepimento del Tempo ciclico, del suo inizio e fine, così come delle sue scansioni efficienti si legano strettamente ad Orione che, fra i molti nomi con i quali è stato chiamato, è Prajapati, Soma che è Haoma, Mithra, Zurvan, Signore del Tempo che è iniziato col Kali Yuga all'equinozio di primavera del 4480 a.C. ed è terminato - come ha riportato Giuseppe Acerbi nei suoi studi, specificandone i motivi tradizionali - il 3 maggio 2000, concludendo con il suo proprio tempo anche il settimo Manvantara e lasciando il posto a quello successivo che, se pur la sua luce ancora non s'intravveda, dovrebbe portar frutto, prima o poi, nel cuore degli uomini e ai loro "orizzonti".

Certamente vi è da considerare che gli "orizzonti" temporali e ciclici sono importanti e attraverso una stringente analisi Tradizionale dei dati presenti nelle scritture sacre unita alle conoscenze astronomiche e astrologiche, nel loro senso originario, si riescono a determinare i Momenti cruciali dei Passaggi da un'Età a un'altra all'interno del Manvantara sia riferendosi alla precessione degli equinozi o a metà di essa che ammonta a 12960 e che è identificabile col Grande Anno dei Greci e dei Persiani (cinque Grandi Anni danno il totale di 64800 che è la durata di un Manvantara) oppure ai dieci Avatara di Visnu, come ha fatto ricorrentemente Acerbi nei suoi scritti, o ancora alle settemplici congiunzioni dei pianeti visibili che come la Tradizione indirettamente ci tramanda avverrebbero ogni 6480 anni (ovvero all'inizio, nel mezzo e alla fine del Grande Anno) e cadrebbero costantemente nel segno del Toro attorno ai suoi 30° (equivalente per convenzione a 0° Gemelli). Quindi l'avvenuto Passaggio precessionale dai Pesci all'Acquario si giustifica pienamente col fatto che il 3 maggio del 2000 tutti e sette i pianeti visibili si sono trovati congiunti nel segno del Toro, e questo dà ragione della chiusura del vecchio ciclo precessionale e dell'apertura del nuovo, il che significa della fine di ciò che in India è chiamato Kali Yuga (che ha coperto la retrogradazione precessionale di tre segni dello zodiaco ovvero Toro, Ariete e Pesci) e di conseguenza della fine dell'intero nostro Manvantara e l'inizio dell'ottavo.
Riflettendo sugli "orizzonti" però non possiamo non dire che i vari dati, informazioni, intuizioni, pur copiose e precise esse siano, non possono sostituirsi alla Rivelazione delle Forme esemplari e dei Numeri che le sottendono, nel cuore dell'Uomo, per visione diretta dei loro significati nel cielo e nel tempo "interiori" dell'Anima.
È lì che li riceve chi è destinato ad operare, nel suo proprio tempo, per "traghettare" i contenuti essenziali della Tradizione Sacra da un ciclo ad un altro, da un'Età a quella successiva.
E colui che è stato preposto a ciò è tale perché in se stesso ha compiuto "la totalizzazione di tutti i gradi dell'Esistenza" che è a un tempo micro e macrocosmica, "sigillando", nel proprio cuore, la Ruota del Tempo e il Suo Signore.

I "Traghettatori, Pescatori o Nocchieri", portano da un ciclo all'altro i semi della Conoscenza sacra permettendo così alla Rivelazione primordiale di trasmettersi lungo il corso del Tempo.
Quale sia la Tradizione alla quale appartengono coloro che attraversano le Acque Celesti del Tempo ce lo mostra, fra gli altri, Gilgamesh che viene considerato uno dei primi re di Uruk e il barcaiolo e traghettatore Urshanabi che compare nella sua storia. Secondo il sistema sessagesimale mesopotamico Gilgamesh che, a motivo della sua nascita favolosa, era per 2/3 dio e 1/3 uomo veniva identificato con il numero Quaranta, 2/3 appunto di Anu che rappresentava l'1, il 60 e le potenze di 60. Il 40 caratterizzava anche Enki-Ea, Signore delle Acque e dell'Apsu. Urshanabi, nome del barcaiolo traghettatore, a sua volta significa "servo", o sacerdote, di Quaranta o di 2/3. E ciò fa di lui "un pezzo" di Enki-Ea, oltreché di Gilgamesh.
Di questa stirpe, che "traghetta" i semi della Prima Conoscenza da un ciclo all'altro, conservandoli nell'Arca del proprio cuore nei momenti d'oscurità del Mondo, per poi giungere, se Dio vuole in "benedetto sbarco" (Cor. XXIII, 29), fanno parte quei Quaranta che, come riportano alcune leggende del Medio Oriente, erano sull'Arca con Noè, Giona (Dhu-l-Nûn = Quello del Pesce) che fu inghiottito dalla Balena (che invero lo salvò dall'annegamento) e tutti coloro che li hanno "raggiunti", nel corso del Tempo, in grazia della Realizzazione della Conoscenza Suprema. V'è da tener presente che nelle "Discese" di Visnu, il principio divino "conservatore" dell'universo (che sono state dieci nel Manvantara, ognuna di 6480 anni), l'ultima è quella del Kalki Avatara, descritto con la Testa Equina o come un Cavallo Bianco, e si richiama direttamente a Manu, cioè al Re Pescatore, di cui è una "Discesa terrena" nei tempi ultimi. Kalki è presentato nelle Scritture indù come una sorta di Cavaliere che discende dal Cielo per sconfiggere i Fuori-casta, ma ciò non va preso troppo letteralmente. Piuttosto dovremmo dire che egli giunge tra noi per rammentarci la nostra vera natura. Per questo la sua azione non può essere circoscritta all'ambiente indiano ma deve evidentemente esercitarsi a livello universale. Il che sottintende alla riunificazione di tutte le tradizioni e la loro subordinazione alla Prima Rivelazione. Tale aspetto si ripresenta nella concezione antico iranica e in quella islamica sotto la veste del Saoshyant o del Mahdi e riunisce i loro fedeli in un'unica attesa e speranza al fine di "rientrare tra coloro che opereranno la trasfigurazione della terra" o di poter essere a fianco, nel momento stabilito, dell'Imam del Tempo, l'Atteso che riporterà la giustizia su una Terra devastata dagli Oppressori, la Verità al posto della Menzogna e rivelerà il Senso Reale di tutte le Rivelazioni sacre.
Da quanto abbiamo detto allora non c'è che d'attendere che quanto si è reso visibile agli "orizzonti" maturi nelle coscienze e nel cuore degli uomini, considerando che un anno divino ammonta a mille dei loro (qui ci si riferisce a 1296 che è un cinquantesimo di un Manvantara e un decimo di metà precessione) e che quindi le cose che accadono in "Cielo" portano frutto sulla "Terra" molto tempo dopo, anche millenni.
Non ci resta che augurarcelo facendo risuonare comunque il Canto del Gallo che quando annuncia il Nuovo Giorno trova ancora dormiente la quasi totalità degli uomini.


Eugenio Tabano
Trieste, 4 aprile 2023


Questa presentazione è dedicata alla memoria di Giuseppe Acerbi, un grazie di cuore ad Ezio Albrile, suo fraterno amico, che ci ha permesso di farla.



Bibliografia

G. ACERBI, Kalachakra, la Ruota Cosmica. Tesi di laurea sulla concezione del Tempo nella cultura indiana. Università degli Studi di Venezia Ca' Foscari, facoltà di lingue e lett. straniere, corso di laurea in lingua e lett. Hindi, 1985.

G. ACERBI, Il Re Pescatore e il Pesce d'oro . Monografia sugli aspetti della Rivelazione Primordiale che non è ancora stata pubblicata ma si può consultare in forma digitale presso il sito https://alle pendici del monte meru.blogspot.com

G. ACERBI, i seguenti articoli sono disponibili su vari siti web tra cui https://immagineperduta.it:
"La leggenda del cervo, della cerbiatta e del cacciatore"
"Introduzione al ciclo avatarico, da Matsya a Kalki"
"I Numi erano numeri: carattere matematico della vetusta astrologia e della conseguente teogonia"
"Il racconto del Graal, aliâs il mistero delle origini"
"Tilak e la riscoperta dell'antico calendario vedico".


E. ALBRILE, I Paradisi dei Beati. Ester, 2022.

E. ALBRILE, Gesù i Magi e il Mistero della Stella (in pubblicazione per le Edizioni WriteUp di Roma) 2024.

A.K. COOMARASWAMY, La dottrina del sacrificio. Luni Editrice, 2013.

A.K. COOMARASWAMY, Tempo ed Eternità. Luni editrice, 2014.

H. CORBIN, Corpo spirituale e Terra celeste. Dall'Iran Mazdeo all'Iran Sciita. Adelphi, 1986.

H. CORBIN, L'Imam Nascosto. SE, 2015.

G. DE SANTILLANA, H. VON DECHEND, Il Mulino di Amleto, Saggio sul mito e sulla struttura del tempo. Adelphi, 2007.

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R. GUÉNON, "Alcune considerazioni sulla dottrina dei cicli cosmici" in Forme Tradizionali e Cicli Cosmici. Mediterranee, 2001.

R. GUÉNON, "I misteri della lettera Nûn" in Simboli della Scienza sacra. Adelphi, 1990.

E. TABANO, L'Eredità dei Magi. Ester, 2023.

B.G. TILAK, La Dimora artica nei Veda. Ecig, 1994






17 giugno 2024


Eugenio Tabano nasce a Trieste il 16 ottobre 1956. Si occupa da decenni degli aspetti metafisici e spirituali della Ricerca Tradizionale della Conoscenza di Sé. All’inizio degli anni ‘90 stabilisce a Trieste il Centro Tarsis che orienta a tali temi. Ha pubblicato I Fogli dei Quaranta (Il Murice, Trieste, 2017); Il Sentiero dei Lupi e I Fogli dell’Arca (entrambi editi da Le lettere scarlatte, Trieste, 2019); Il Sigillo del Tempo e Maschera e Volto (Audax editrice, Udine, 2021 e 2022); La Tradizione della Luce. Un documento di gnosi vivente (testo curato) (WriteUp Books, Roma, 2022); L'Eredità dei Magi (Edizioni Ester, Torino, 2023); Orione. A proposito dell'antichità dei Veda (testo curato) (WriteUp Books, Roma, 2023). È anche l’autore degli scritti che sono comparsi sul sito www.tarsis.it dal 2012 ad oggi.


Eugenio Tabano - Centro Tarsis
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Simbolo che rappresenta quattro volte il Nome 'Alì.

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