Il testo raccoglie due scritti, la “Lettera al figlio” di Rûhollâh Mûsawî Khomeynî,
e un’“Introduzione alla gnosi (
IL TESTO INVITA E INTRODUCE ALLA
RICERCA DELLA CONOSCENZA DI SÉ, Fine Ultimo di chi è consapevole che
senza il riconoscimento reale della propria ragion d’essere l’uomo non
coglie il senso della propria esistenza, il significato reale del suo
essere al mondo. Il muoversi da parte dell’uomo sui passi della via
spirituale e la sua intenzione alla rettificazione e riordinamento
della propria vita sono frutto della necessità innata impressa nella
sua natura originaria, con la quale e nella quale fu naturato. Sapere
di non avere in sé la propria ragion d’essere, ovvero di non
comprenderla, e patire sino in fondo tale mancanza è il punto
originario dello sboccio dell’intenzione che per e su ordine di Dio
metterà ogni cosa al proprio posto, e che al Suo posto, al posto
dell’Unico, non porrà nient’altro che Lui.
L’intenzione di rimettere al Donatore Generoso ciò che si è ricevuto
‘in prestito’, nelle forme appropriate del sacrificio di sé per amore
della Conoscenza del Sé, la cui sostanza reale è la Luce Muhammadica e
la sua Verità (Haqiqat muhammadiyya), segnerà, se Dio vuole, il
conseguente cammino dell’uomo che sa chi gli ha dato la vita.
Anche se pochi, in ogni tempo, sono coloro nei quali nasce realmente,
per ordine di Dio, l’intelligenza delle cose spirituali, ciò nondimeno
ogni essere sarà richiamato a riconoscere nel corso dell’esistenza quel
sé stesso per la conoscenza del quale è stato messo al mondo. Quindi,
ogni parola che parla del destino reale dell’uomo è una parola che non
si perde e, indipendentemente dalla sua piena e immediata comprensione,
mette radici nel cuore di coloro che presentano che morire senza avere
conosciuto sé stessi è morire la morte degli insipienti. Con tale
consapevolezza presentiamo questi due scritti che trattano della
ricerca della conoscenza spirituale e i cui autori sono uomini che ci
sono stati vicini nel tempo e nella cultura (quella vera, di questi
come di quei posti, pur nella diversità delle forme) e per i quali la
vita attiva non era disgiunta dalla vita dello spirito, come comprovano
i loro rispettivi destini.
La Lettera al figlio invita colui che la legge a seguire la via
spirituale, a cercare il sommo bene della conoscenza di sé e a lottare
contro tutto ciò che ostacola, devia, deforma tale cammino, a lottare
contro il proprio sé inferiore in quella ‘grande lotta’ che è il
fondamento d’ogni azione rivolta al bene. Di là del contesto nel quale
si esprime, l’invito alla conoscenza spirituale è ciò che sta a cuore
all’imâm Khomeynî, senza la ricerca della quale ogni altro tipo di
azione perde valore e reale significato. È al cuore della conoscenza e
della gnosi che egli invita chiedendo al proprio figlio, e a qualunque
altro che lo ascolti, almeno di non negare ciò che caratterizza il
viaggio spirituale, i suoi ‘stati’, le sue ‘stazioni’, i suoi
raggiungimenti, la sua verità. Da uomo profondamente radicato nella Via
e nella sua cultura spirituale egli parla all’orecchio del cuore di
tutti coloro che non sono accecati dallo storicismo imperante anche in
ambito religioso, dalla forma esclusivamente letterale dei credo
religiosi, egli parla alla Natura innata (fitrah), se cosi si può dire,
presente in ognuno, richiamandola all’atto che solo, all’interno del
cuore dell’uomo, gli rende la consapevolezza del suo destino
metafisico.
Che l’imâm Khomeynî sia stato conosciuto, e non soltanto fuori del suo
Paese, per tutt’altra cosa che per il dato fondamentale del suo
insegnamento, centro e respiro di ogni vero credente, dà la misura
dell’incomunicabilità delle cose spirituali o, meglio, della loro
essenza, in quello che un detto profetico, con tutti i depositi
essenziali delle tradizioni autenticamente spirituali, metafisicamente
e religiosamente integre, ha definito «il più oscuro dei mondi».
Non è compito né di questa breve prefazione né della Lettera dare
ragione della visione totale del mondo e della società di cui l’imâm
Khomeynî si è fatto veicolo secondo la propria lettura e analisi, ma
quello che qui importa è ricordare l’anelito primo della coscienza
dell’imâm che fonda il ‘cuore’ di questa lettera come anche
dell’integralità della sua vita e delle sue opere, il punto di
convergenza delle sue parole cui le moderne società sono sorde e
cieche.
È nostro parere che, di là dalle grandi azioni e reazioni che una
visione del mondo che cerca di trasformare il tessuto di ordine sociale
porta e comporta, il dato indelebile, il segreto dell’uomo e l’alterità
irriducibile della parola dell’imâm si situi su un piano sicuramente
compreso da pochi, quale sia stata la latitudine nella quale è
risuonato. Esso appartiene alla coscienza sovrastorica dell’uomo, alla
sua Natura fondamentale dalla quale consegue quel ‘culto diritto’ che
pochi conoscono in ispirito («Drizza il tuo volto alla vera religione
in purità di fede, natura originaria con la quale Dio ha naturato gli
uomini. Nessun mutamento patisce la creazione di Dio: quella è la
religione retta, ma i più degli uomini non sanno», Corano 30: 30).
Che di tale dato si sia sentita la risonanza non più tardi di qualche
decennio fa è, e rimane, un ‘segreto’ di altro ordine rispetto al piano
storico del suo inverarsi nel quale il bene e il male degli uomini,
inestricabilmente mescolati, possono portare a risultati non sempre
conformi al dato originario, il quale comunque può essere estratto
dagli avvenimenti e rimesso nella sua forma prima e lì colto come
parola d’insegnamento per l’uomo che necessita di conoscere sé stesso,
qualsiasi siano i suoi natali e la sua appartenenza etnica.
Il testo dello
Eugenio Tabano nasce a Trieste il 16 ottobre 1956. Si occupa da decenni degli aspetti metafisici
e spirituali della Ricerca Tradizionale della Conoscenza di Sé.
All’inizio degli anni ‘90 stabilisce a Trieste il Centro Tarsis che orienta a tali temi.
Ha curato
La Via Spirituale (Semar, Roma, 2002), curato e tradotto
Uno Gnostico Sconosciuto del XX secolo (Il Cerchio, Rimini, 2010).
Ha pubblicato
I Fogli dei Quaranta (Il Murice, Trieste, 2017);
Il Sentiero dei Lupi e
I Fogli dell’Arca (entrambi editi da Le lettere scarlatte, Trieste, 2019);
Il Sigillo del Tempo e
Maschera e Volto (Audax editrice, Udine, 2021 e 2022);
La Tradizione della Luce. Un documento di gnosi vivente (testo curato) (WriteUp Books, Roma, 2022);
L'Eredità dei Magi (Edizioni Ester, Torino, 2023);
Orione. A proposito dell'antichità dei Veda (testo curato) (WriteUp Books, Roma, 2023);
Sapienza Celeste. Luce e Fuoco dall'Iran antico all'Islam (testo tradotto) (Edizioni Ester, Torino, 2024).
È anche l’autore degli scritti che sono comparsi sul sito www.tarsis.it dal 2012 ad oggi.
Il simbolo rappresenta quattro volte il Nome 'Alì.